sabato 26 giugno 2010

Mondiale che vai, Italia che trovi

E' finita. Ed è finita pure male, come pronosticavano i più. Tanto male l'odiata Francia, tanto peggio noi: il sogno mondiale (bis) svanisce, così come la possibilità di agguantare il record di Vittorio Pozzo, unico allenatore capace di vincere per due volte consecutive la coppa del mondo. Altri tempi, altro calcio. Questa disfatta lascia tutti con l'amaro in bocca, a chiedersi il perché e il percome, dopo soli quattro anni, siamo passati dall'essere i leoni di Berlino ai coglioni del Sudafrica. Lippi ha detto di assumersi tutte le responsabilità: è ovvio che sia così, il primo a salire sul banco degli imputati è lui. Troppi giocatori con la pancia piena, le gambe molli e la testa altrove: una gestione delle convocazioni a modello familiare, più che meritocratico (tanto per seguire il trend del nostro paese), tra chi è in precarie condizioni fisiche (Pirlo, Camoranesi, Iaquinta, Buffon), chi ha guadagnato i galloni per anzianità (in tutti i sensi) di servizio (Cannavaro, Gattuso, Zambrotta) , chi ha trovato la nazionale e non la meritava (Pepe, Gilardino) e chi ha giocato poco e poteva essere più utile alla causa (Quagliarella, Maggio) . Non sono tra quelli che pensano che con le convocazioni di Cassano e Balotelli si sarebbe fatto meglio. Cassano, in particolare, c'era anche agli scorsi europei e non mi sembra che ci abbia fatto vincere alcunché. Balotelli poi, dopo aver passato tutto l'anno a litigare con Mourinho, ci mancava solo che bissasse in nazionale con Lippi & co. E' mancata la motivazione, lo spirito di sacrificio e la fame di successi. L'unico moto di orgoglio lo si è avuto a 10 minuti dalla fine dell'ultima partita, quando l'Italia si è spinta in avanti come avrebbe dovuto fare dall'inizio, senza parlare poi delle prestazioni modeste contro Nuova Zelanda e Paraguay.
Ora toccherà a Prandelli ripartire dalle macerie di quest'Italia, per tentare di ricostruire un gruppo vincente. Good luck, Cesare.

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