Dopo
Brian Auger, è la volta di un altro grande hammondista, che bazzica spesso in terra sarda: alla terza data in due mesi (se non è record, poco ci manca), mister
James Taylor, con il suo Quartet, che poi quartet non è (sul palco erano in sei) .
Avevo un conto in sospeso con il gruppo: li vidi nel 2008 a Cagliari, in occasione dell'European Jazz Expo (
qua un video della performance) , ma, con mio grande rammarico, Taylor non suonò l'Hammond, a causa di un guasto. I tecnici tirarono fuori il
Fender Rhodes e lui si "arrangiò" con quello. Il che è come dire che un'appassionato di mare va in vacanza alle Seychelles, ma, al loro posto, si ritrova il Monte Bianco: bello, ma non è la stessa cosa. Dunque, dovevo rimediare.
Anche questa volta, la pubblicità dell'evento è stata minima: niente locandine (nemmeno nella location del concerto!) , un trafiletto di tre righe sul giornale, una foto pubblicata a fondo pagina, stop. Un po' poco per uno tra i migliori gruppi
acid jazz sulla scena. Questo fatto ha comportato un'affluenza davvero scarsa (circa 200 presenze) . Personalmente, è stato un pregio: niente ressa tra inizio e fine concerto, visibilità ottima (ero ad una quindicina di metri dal palco) , acustica perfetta e goduria al 100%.
La location,
Villa Siotto, è suggestiva: circondata da un parco di circa undici ettari, la villa, costruita tra il 1907 e il 1912, è uno dei più importanti beni culturali del comune di Sarroch, che, negli ultimi anni, si è confermato come capitale della musica isolana, avendo ospitato gruppi del calibro di
Deep Purple,
Motorhead e
Jethro Tull.
Seduto nell'ultima fila, osservo il gruppo prendere posizione. James Taylor pulisce i tasti dell'Hammond con un asciugamano azzurro: mette le mani sulla tastiera, fa come per provare il suono, invece parte un riff in 4/4. Basso, batteria e chitarra seguono e lo show inizia. Che intro! L'atmosfera si colora subito di tinte funk, qualcuno comincia ad alzarsi in piedi e ballare: a fine serata saranno tutti sotto il palco. L'Hammond fa da colonna portante per il sound della band: Taylor lo percuote, lo violenta, lo spreme come un limone, gli tira fuori suoni aspri, distorti, caldi, corposi, ne esplora tutte le varianti timbriche, lo spinge al massimo e poi, quando sembra aver raggiunto il climax, riprende con ancora più veemenza. Il rapporto di fisicità con lo strumento è notevole: è questa la vera differenza con i cloni digitali.
La serata si divide in due parti: la prima, dove vengono eseguiti pezzi interamente strumentali, e la seconda, con la presenza di un flautista e della cantante Yvonne Yanney. Taylor è il vero istrione, come da programma: comanda gli assoli, fa i cori, presenta i musicisti, scherza col pubblico, detta le coreografie. Al momento di eseguire uno dei loro pezzi più celebri, la rivisitazione del tema di Starsky & Hutch, si esprime così: "This movie is like shit, but the music is good" . Risate dei presenti. Tra i pezzi eseguiti, ho riconosciuto (rigorosamente in disordine): The Exorcism, Blow Up, Stepping Into My Life, JTQ Theme e Green Onions.
A fine serata sono riuscito a salire sul palco, così ne ho approfittato per scattare qualche foto. Ecco l'Hammond A100 e il leslie:
Sono riuscito anche a stringere la mano e complimentarmi con mr. Taylor, che al mio "great show" ha replicato con "great audience!" . Simpatico siparietto finale con James che perde il portafoglio, un ragazzo del pubblico glielo restituisce e lui gli regala un cd.
Noblesse oblige.