mercoledì 29 dicembre 2010

Evviva la sincerità

I bambini sono noti per essere candidi e sinceri: proprio per questo dicono sempre quello che pensano. Ecco un bambino milanista commentare il passaggio di Leonardo, ex giocatore ed allenatore rossonero, sulla panchina degli odiati cugini interisti








... e bravo Gianni! 

venerdì 24 dicembre 2010

Natale al cesso

Anche quest'anno impazzano i cinepanettoni. Spero che Natale in Sudafrica possa essere la tomba mediatica di Belen Rodriguez, perché ultimamente è stata davvero dappertutto: ho visto più lei della mia famiglia. Se è vero che l'occhio vuole la sua parte (che poi, diciamocelo, non è neppure tutta questa bellezza - sarà per quello che le inquadrano più il culo che la faccia) , è anche vero che il troppo stroppia, e lei, per dirlo in modo Leopardiano, ha rotto i coglioni.

Chi non mi stanca mai, invece, è quel matto di Maccio Capatonda, con i suoi personaggi improbabili e i trailer originali, come questo natalizio, Natale al cesso, per l'appunto:







E con questo è tutto! Buone feste (e ingozzate) a todos!

sabato 4 dicembre 2010

Morte, clero e libertà

Ultimamente non ho tanto tempo libero, causa studium di varia natura (sia musicale, soprattutto musicale, che universitario) , e così il blog non è stato aggiornato più di tanto. Appena avrò un attimo recupererò gli arretrati. Nel frattempo incollo un intervento di un grande giurista, Bruno Tinti, che parla della morte del suo amico Mario Monicelli. Si intitola "Morte, clero e libertà" , reperibile anche su Toghe Rotte, linkato nella colonna a sinistra (blog preferiti) . Buona lettura.


Morte, clero e libertà

Un mio amico si è ucciso. Era stanco, aveva perso gioia e interesse. Sono stato molto triste. Non per la sua morte: era stata una sua scelta da rispettare. Ma per la mia vita: perché mi sarebbe mancata la sua intelligenza e la sua cultura. E soprattutto per la sua, di vita, per la tristezza e il vuoto che l’avevano portato a decidere di liberarsene. Non sono stato capace di stargli vicino, ho pensato. Comunque sono andato a salutarlo. Lui non credeva, come me. Un laico tollerante e silente, la vita poneva ben altri problemi. Ci arrabbiavamo un po’ per l’approccio confessionale alle miserie degli uomini; e molto di più per la loro strumentalizzazione. Ma non se ne discuteva: quando la si pensa nello stesso modo c’è poco da dire. E, per fortuna, noi avevamo così tante idee diverse.

Come ho detto sono andato al cimitero; alla sala delle cremazioni, così aveva deciso il mio amico. Niente cerimonia religiosa, il che mi sembrava logico visto il suo suicidio: conservavo una vaga memoria, forse errata, che ai suicidi non fosse consentito il riposo in terra consacrata; che, per un credente stanco e depresso, mi era sempre sembrato l’ultimo insulto. E poi avevo saputo da un amico che c’era un biglietto: niente cerimonie religiose, solo cremazione. All’ingresso del cimitero c’era tanta gente; il mio amico era una persona nota, molto stimato; e amato profondamente da molti, anche se aveva una personalità complessa. Proprio questo aveva attratto molti di noi.

E lì siamo stati intercettati. Un prete, che avevo già notato fermo all’ingresso, intento alla predica per un funerale precedente, ha fermato la macchina con la bara, ha fermato tutti noi che la seguivamo e ha iniziato una nuova predica. Preghiamo per lui, uomo di fede, buono, marito affettuoso, padre esemplare, Dio lo accoglierà, la vera vita, ci sarà sempre vicino, insomma tutto il repertorio. Sono rimasto perplesso, poi arrabbiato. Ho chiesto a un altro amico (che era in condizione di saperlo) “ma, non aveva lasciato un biglietto in cui aveva detto niente preghiere …”. “Questa non è preghiera, è liturgia della preghiera, mi ha risposto. Naturalmente non ho capito quale fosse la differenza e perché il mio amico, che non voleva cerimonie religiose, avrebbe dovuto dispiacersene di meno. Ma ho taciuto. C’era la sua famiglia e non volevo aggiungere dolore a dolore. Poi ho parlato con un altro amico e gli ho fatto la stessa domanda. Intelligente, saggio, furbo come è sempre stato, mi ha detto “Sai, adesso non gliene importa più nulla”.

E io sono rimasto a chiedermi se era giusto fare violenza ai morti; se era giusto non rispettarli; se era giusto lasciare una sentinella in servizio permanente all’ingresso dei cimiteri, per intercettare bare e fare propaganda; se era giusto approfittare di un momento di minorata difesa per sottoporre tutti a una liturgia (eh, si, su questo il primo amico aveva ragione) che il morto e molti suoi amici non condividevano e non desideravano. Mi sono chiesto soprattutto se questa prevaricazione fosse coerente con il messaggio di amore (ma non di rispetto) che quel sacerdote ossessivamente ripeteva davanti a tutte le bare che gli passavano davanti e che contenevano ciò che restava di un uomo e della sua libertà.