Leggevo un articolo intitolato "Giovani avvocati, lo schiavismo del nuovo millennio" , e mi sono cadute le palle in terra.
Niente di nuovo per i tempi attuali, solo un assaggio di vita reale, tanto per ricordare il futuro a chi, dopo anni di sacrifici suoi e (quando va bene) della sua famiglia, ottiene il tanto agognato pezzo di carta, e festeggia.
Non sono un prossimo laureato (ce ne vuole, ce ne vuole), ma già da adesso non ho alcuna voglia di festeggiare.
Esperienze personali:
FRANCESCA: LA MATERNITA’? SOLO DUE SETTIMANE. Mi chiamo Francesca, ho 33 anni e sono
avvocato. Lavoro per uno dei più importanti studi di
Napoli da oltre
otto anni,
cinque giorni la settimana, 12 mesi l’anno perché anche ad agosto lo
studio è aperto per due settimane. Mai pagato il mese di agosto perché
tanto non si fa niente… Trasferte in giro per i tribunali della Campania
a dir poco sottopagate, ma il bello deve ancora venire! Rimango
incinta, lavoro fino al giorno prima del parto oberata di adempimenti ed udienze, partorisco e
dopo due settimane
sono di nuovo al lavoro dopo molteplici chiamate, 2 giorni la
settimana. Quando ritorno a lavorare a pieno regime sapete quanto mi
viene offerto per i quattro mesi in cui ho lavorato ‘a mezzo servizio’?
Cinquecento euro fatturati per quattro mesi, due volte la settimana per 8
ore ciascuna ovvero
0,5 centesimi l’ora quando una cameriera ne guadagna 8 l’ora senza laurea, master, specializzazioni e soprattutto
Cassa forense da pagare. Questo è il magico mondo del lavoro che la
nostra generazione ha di fronte e che diversamente dagli spagnoli subiamo senza in alcun modo reagire!
DANIELE, UNA MULTA PER OGNI ERRORE.
Sono un giovane di 27 anni che a Dicembre proverà per la prima volta
l’esame di abilitazione alla professione forense. All’inizio ho svolto
la
pratica in un piccolo studio, orario di ufficio, niente paga. Dopo 6 mesi ho iniziato a percepire qualcosa (
130,00€ al mese) che piano piano è aumentato a 300,00. Fortunato?! Non proprio!. Se sbagliavo un atto o una lettera veniva scalata una “
multa”
dal mio stipendio. Ovviamente dovevo svolgere tutta la cancelleria,
redigere atti, andare in posta, alle notifiche (alle 6 di mattina in
coda dinanzi all’Unep competente), preparare le fatture e altro.
Inoltre, dovevo gestire lo studio durante le “ferie” del dominus. Il mio
cellulare era diventato un call-center, chiamate a tutte le ore (dopo
il lavoro) e chissenefrega se ero a cena con la morosa o amici. Dovevo
essere
sempre reperibile, manco fossi un ingegnere
nucleare!!!!. Un giorno il mio dominus si accorge che è stato smarrito
un mini scanner (valore 130 ,00 € più iva), e si ricorda che 3 settimane
prima lo aveva dato a me! Conclusione ho dovuto ricomprarlo (IVA
compresa, ma il professionista non la scarica?!). Infine dulcis in
fundo. il 29 dicembre 2011 (durante le festività natalizie) vengo
lasciato a casa alle ore 22.00 tramite un
sms
perché mi sono rifiutato di recarmi in Tribunale a depositare un atto
(non urgente) la mattina dopo, rendondomi disponibilissimo a depositarlo
il lunedì successivo. Causa questa mia grande mancanza il mio dominus
ha dovuto ritardare la partenza per la sua settimana bianca di 4
ore!!!!! Finita qui?! Assolutamente no!!! Nonostante la conclusione del
rapporto di praticantato ho dovuto
litigare ferocemente per ottenere la firma sul libretto.
ARIANNA: “PRATICA LEGALE, SCHIAVISMO DEL NUOVO MILLENNIO”. Sono Arianna, 27 anni, laurea triennale in
scienze giuridiche europee e transnazionali, laurea specialistica in giurisprudenza a Bologna, entrambe nei tempi e con voti oltre il 100. Un’esperienza
Erasmus in
Germania e un
master
internazionale in proprietà industriale in Italia. Parlo correntemente
inglese e tedesco, ho già lavorato durante l’università per non essere
totalmente a carico dei miei. Dopo la laurea mi sono trovata a fare i
due anni di
schiavismo del nuovo millennio altrimenti definiti
pratica forense. Non ho imparato a scrivere. Ma ho imparato a
rispondere al telefono, fare
fotocopie
fronte/retro, litigare in cancelleria, depositare a tempo record,
liquidare i clienti che il dominus non voleva ricevere, tanto da
trovarmi talvolta anche in situazioni poco piacevoli. Il tutto
gratis per due anni,
sentendomi dire che nonostante lavorassi gratis per 10 ore al giorno
non facevo abbastanza. Quest’anno ho l’esame di Stato, lo faccio perché
voglio il titolo, ma vi potete scordare che io vada a fare l’avvocato in
qualche studio. Piuttosto vado a fare qualsiasi altro lavoro, pagato
(anche poco), ma perlomeno
dignitoso. Forse all’
estero
sapranno apprezzare e ricompensare la mia professonalità e la mia
preparazione. Questo sistema non funziona e fra 10 anni questo paese si
accorgerà di aver perso tante occasioni quanti siamo noi giovani che ce
ne andiamo disgustati da una classe politica che pensa solo al breve
periodo e non è capace di guardare al futuro. Mi dispiace, ma non
intendo contribuire a pagare la pensione a quelli che oggi non fanno che
trattarci come schiavi.
MARCO, PAGATO DALLO STATO 36 CENTESIMI L’ORA. Mi sono
laureato con lode in Giurisprudenza a 24 anni, 6 mesi e 15 giorni, in
meno dei cinque anni previsti, a luglio 2009. Da dicembre 2008, però, avevo iniziato la
pratica notarile, con l’intenzione di diventare notaio: attività che si è protratta per 18 mesi, fino a luglio 2010,
senza rimborso spese alcuno. Da settembre 2010 ad oggi, ormai 27enne, sono stato praticante avvocato presso l’
ufficio legale di una Pubblica Amministrazione:
l’orario richiesto è quello d’ufficio, peraltro flessibile – e dunque
molto più favorevole di quello cui devono sottostare la maggior parte
dei praticanti avvocati – ma il rimborso spese è di
250 euro mensili, versati con
cadenza trimestrale,
non regolare. Dunque ogni tre mesi arrivano 750 Euro: calcolando 35 ore
lavorative settimanali per 5 giorni alla settimana e 20 giorni
lavorativi mensili, fa
0,36 euro l’ora (35×5=175 ore
settimanali; 175×4=700 ore mensili; 250:700= 0,3571429 Euro l’ora). Sono
così fortunato da avere alle spalle una famiglia economicamente solida,
che mi sostenta interamente, ma mi chiedo quali prospettive riservi per
il futuro un simile sistema, non solo a me, ma anche ad altri meno
fortunati. Resta la sconcertante constatazione che la
provenienza di censo
è (ri)diventata determinante nel decidere cosa uno potrà o non potrà
fare nella vita, e realizzarlo non è piacevole nemmeno per chi, pur nato
“dalla parte giusta”, ha sete di giustizia, soprattutto sociale.
ANTONELLA, CON REGOLARE CONTRATTO: MAI RISPETTATO. Sono Antonella, ventiquattro anni e vi scrivo da
Reggio Calabria.
La mia condizione lavorativa è apparentemente discreta, infatti lavoro
come segretaria in uno studio legale da ben cinque anni, regolarmente
assunta con contratto a tempo indeterminato. Dietro questo contratto si
celano delle condizioni che vanno ben
oltre la precarietà: stipendio al di sotto del minimo sindacale per lo svolgimento del doppio delle ore previste dal contratto (
400 € per 8 ore di lavoro al giorno),
straordinari non retribuiti, 15 giorni di ferie l’anno su quattro
settimane previste dalla legge e zero pretese per non perdere il posto.
Aggiungiamo il fatto che mi ritrovo a
pagare tasse e a subire costi rapportati a un
reddito che non percepisco
realmente. Queste sono le condizioni a cui oggi è possibile trovare un
posto di lavoro. Ed è questo il motivo per cui non si può dar torto a
quei giovani che valutano e optano per l’idea di rimanere a casa dai
genitori. Io non ce l’ho avuta la possibilità di scegliere
quest’alternativa, sono costretta a procurarmi un sostentamento, sono
costretta quindi ad accettare le suddette misere condizioni.
Fonte:
ilfattoquotidiano.it