Leggo e condivido un articolo di Eduardo Di Blasi sulle banche (nel suo caso, su una in particolare) e le loro magagne economico/burocratiche:
La mia banca è differente. Ad esempio: cinque anni fa mi ha fornito
un mutuo “prima casa” (quello che prevede la residenza
dell’acquirente), e adesso afferma di non sapere dove io abiti.
La mia banca è differente perché, pur non sapendo dove io risieda, per
quattro anni – come per magia – mi ha mandato la corrispondenza nella
casa dove NON sapeva che io abitassi.
La mia banca è
differente perché dopo aver mandato tutta quella posta per anni a
intasarmi la buca delle lettere, mi ha mandato l’unica comunicazione
importante, quella in cui c’era scritto che potevo optare tra un tasso
variabile e uno fisso per me assai vantaggioso, a un indirizzo a caso.
La
mia banca è differente perché quando sono andato a spiegare le mie
ragioni, mi hanno detto che dovevo compilare un modulo in cui chiedevo
alla banca il cambio di residenza. La mia banca è differente perché una
volta chiarito che con quel foglio sarei andato da un bravo avvocato, mi
è stato strappato dalla direttrice di filiale davanti agli occhi.
La
mia banca è differente perché una volta spiegatole che da quattro anni
mi mandava la posta all’indirizzo di casa, ha detto: “Lo dice lei. Deve
dimostrarlo”. La mia banca è differente perché una volta ritornato in
filiale con alcune delle missive ricevute negli anni ha detto “ah,
vabbè” senza aggiungere altro.
La mia banca è differente perché quando le ho chiesto di calcolare il tasso fisso
che doveva applicare al mio mutuo, ha sparato una cifra a cazzo
“altissima” dicendo che non mi conveniva. La mia banca è differente
perché quando gli è stato chiarito che il mio mutuo prevedeva un tasso
già inserito nel contratto sottoscritto tra noi mi ha risposto
candidamente: “Ma noi non lo abbiamo il suo mutuo”.
La
mia banca è differente perché, persa un’altra mezza giornata di lavoro
per portargli il contratto di mutuo, mi ha detto: “Dobbiamo farlo
studiare a Siena”. La mia banca è differente perché, persa un’altra
mezza giornata di lavoro, mi ha detto che Siena aveva sancito che i
termini per optare su un tasso fisso “erano scaduti il 10 aprile” e che
loro avrebbero provato a “fare qualcosa”.
La mia banca è
differente perché una volta letto il mutuo, si comprendeva che quella
data non implicasse assolutamente nulla. Letto il mutuo con me la
direttrice di banca ha convenuto.
La mia banca è
differente perché “per l’opzione deve mandare una raccomandata con
ricevuta di ritorno, c’è un modulo”. E il modulo però “non ce l’abbiamo,
ma lei è giornalista, saprà cosa scriverci”. La mia banca è differente
perché mandata la raccomandata con ricevuta di ritorno, mi ha confermato
giorni dopo che quella era arrivata. La mia banca è differente perché
pochi giorni oltre mi ha detto “non c’è nessuna raccomandata”.
La mia banca è differente perché dopo quattro settimane
in cui la responsabilità rimpallava tra Roma e Siena, ha deciso di
prendersi dal mio conto corrente 765,44 euro al titolo “rata mutuo a
tasso variabile”.
La mia banca è differente perché una volta
richiesto il motivo del prelievo mi ha finalmente rassicurato: “A Siena
hanno accettato la sua richiesta, le restituiremo subito quanto le
abbiamo erroneamente prelevato”.
La mia banca è
differente perché a distanza di una settimana non solo non mi ha
restituito una cifra che forse poteva essermi utile tenere, ma dice che
lo farà solo quando a Siena avranno calcolato l’entità
della rata del mio mutuo. Ora si tratta di fare tre addizioni, un paio
di divisioni e un altro paio di moltiplicazioni, ma pare operazione
infinitamente complessa. Frattanto mi spiega la sempre cortese impiegata
“ci hanno detto di non toccare niente”.
La mia banca è Mps. Ancora mi chiedo, con questa organizzazione teutonica, come abbiano fatto a farsi fregare centinaia di milioni di euro.
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