mercoledì 13 giugno 2012

Vasco manda a farsi fottere Maurizio Solieri

Ho letto quest'articolo di Massimo Poggini, che racconta di un botta e risposta pepatissimo tra Vasco Rossi e il suo chitarrista storico Maurizio Solieri. Roba da seguire seduti coi popcorn.

Una volta si diceva: i fatti separati dalle opinioni. E allora eccoli, i fatti: Maurizio Solieri qualche giorno fa, in occasione di una reunion della Steve Rogers Band avvenuta a Trezzo d’Adda, ha dichiarato a un quotidiano: «Con Vasco, con cui lavoro ancora così come il Gallo e Cucchia, non ci sono più rapporti di tipo umano, con l’ ingigantirsi della sua aura di artista la nostra relazione è diventata più professionale, nei periodi in cui si fanno le prove ci si rivede per un mese di fila, ma poi. È un anno che non lo sento». Apriti cielo! Stamattina Vasco ha replicato con un post sulla sua pagina Facebook, che inizia così: «Caro Solieri, ci conosciamo dal 77 quando, vestito con una giacca scozzese da impiegato bancario, e gli occhiali da vista neri, ti incontrai per la prima volta insieme a Sergio Silvestri… carissimo amico che era stato in collegio con me, aveva suonato la chitarra con me, era stato due anni a Londra e  aveva assimilato lo spirito inglese della musica, oltre che imparato l’inglese».

Va avanti per un po’ a ricostruire la storia, quindi, dopo un bel complimento, arrivano diverse stoccate: «Poi ti sentii suonare la chitarra una sera al bar e rimasi stupefatto. Suonavi esattamente come oggi. Ed è questo il punto caro Solieri. Da quando abbiamo cominciato nel 78 non sei cambiato di una virgola. Non sei cresciuto… non ti sei evoluto… non ti sei mai perfezionato e sei rimasto nel tuo mondo di assoli molto spettacolari ma poco precisi… e negli anni novanta sono arrivati quelli che non sbagliavano una nota… quelli come Stef. Dovevi essere tu Stef secondo me. Ma tu non lo ammettevi neanche. Ricordi le litigate per gli assoli da dividere e che la dura e spietata legge del rock non ammette ed è molto chiara. Chi suona meglio sta sul palco chi non tiene il passo e rimane indietro va a casa… e non sono io che lo decido. È la storia!… e benvenuto nello spietato e violento mondo del rock!
 
Poi sei sempre stato un fuoriclasse ma non sei diventato un professionista. Tu suoni solo come vuoi o puoi tu. Infatti non hai mai suonato con nessuno altro. Solo con me. E a un certo punto dopo aver scherzato giocato fatto cazzate di tutti i tipi o diventi un professionista o vai a casa. E io sono diventato un professionista. E ho imparato studiato cercando di migliorare… ti ricordi come cantavo nell’83… con te che suonavi a un volume altissimo, la batteria di Casini nei capelli. Ho dovuto imparare a cantare senza sentirmi. Oggi se mi sento troppo non mi trovo a mio agio.

Dici che ultimamente sembra sia incazzato con il mondo?… forse non sto bene? Ma vai a farti fottere anche te insieme a tutti gli altri.. Io incazzato lo sono stato sempre! Col mondo, con me e anche con te!… E non sono mai stato bene. Io sto male! Mi meraviglio che non tu l’abbia mai capito. Ma tu ascoltavi solo la tua chitarra e anche oggi in ogni intervista dimentichi che hai potuto esprimere il tuo talento solo grazie a me. Altrimenti dimmi con che gruppo avresti suonato? È ora che vi ricordiate ragazzi che io ho cominciato a scrivere le canzoni. Io ho cominciato ad andare davanti alla gente con la mia faccia e il mio nome. Io ho cominciato a cantarle e voi  eravate degli orchestrali e le vostre prime timide musiche che io vi ho consigliato di fare sulle quali io ho scritto le parole le ho fatte diventare vere le ho interpretate e le ho cantate le avete cominciate a scrivere molti anni dopo e comunque ho sempre fatto tutto io. Perché volevo che la musica di Vasco Rossi fosse varia. Eravate tutti sostituibili anche se per me eravate i migliori. L’unico insostituibile ero io. Questa è la realtà caro Solieri. Potevo prendere anche Riky Portera Ti ricordi? Era lui il chitarrista rock per eccellenza a quei tempi. Ti dirò di più da dieci anni, da quando è morto Massimo, io e Guido ogni volta che dobbiamo organizzare un tour e scegliere i musicisti ci dicevamo . ma Solieri. Lo lasciamo a casa? A noi serve un chitarrista ritmico non un altro solista rimasto negli anni ottanta. Poi alla fine per affetto per la storia per i fans decidevamo ogni anno di prenderti.

Questa è la verità caro Solieri. Io ti voglio molto bene. Però te l’ho detto. Se quando fai un’intervista sulla musica di Vasco Rossi sul suo mondo che poi è il tuo, riesci a non nominarmi mai, non cominci col dire che ringrazi il giorno che mi hai incontrato io che sono molto stanco della tua arroganza e della tua io ti restituisco tutto con questo mio documento che firmo e che pubblico.Dici che lavori ancora per me ma i nostri rapporti sono solo professionali? Ma è sempre stato così.  Perché lo dici oggi come fosse strano? Non ci siamo mai frequentati al di fuori del palco. Mai sentiti per mesi forse incontrati in qualche locale ubriachi, ma mai visti per anni… solo durante i concerti, sul palco, diventiamo fratelli compagni complici più che amici un gruppo rock che suona e fa della musica».

Ecco i fatti, ognuno è libero di pensarla come gli pare. Io mi astengo dal commentare, anche perché avendo scritto una biografia di Ligabue ed essendo il coautore di Questa sera rock’n’roll, l’autobiografia di Maurizio Solieri, sono fortemente a rischio di anatemi. Ed essendoci già passato un annetto fa, so che alcuni fan non ci vanno giù leggeri. «Ti auguro di morire di un cancro al cervello», mi scisse uno…

Allora, sempre per la serie i fatti separati dalle opinioni, concludo con un pensierino che apparentemente non c’entra niente. In questi giorni si è molto parlato di un certo Bruce Springsteen. Al suo fianco da sempre c’è un chitarrista bravo ma non straordinario sotto l’aspetto tecnico. Si chiama Little Steven… Ve lo immaginate il “Boss” che gli spara addosso? Sarà un caso se a 62 anni suonati è riuscito a fare 10 ore e mezzo di musica da sballo in tre concerti?

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