Ho letto quest'articolo di Massimo Poggini, che racconta di un botta e risposta pepatissimo tra Vasco Rossi e il suo chitarrista storico Maurizio Solieri. Roba da seguire seduti coi popcorn.
Una volta si diceva: i fatti separati dalle opinioni. E allora
eccoli, i fatti: Maurizio Solieri qualche giorno fa, in occasione di una
reunion della Steve Rogers Band avvenuta a Trezzo d’Adda, ha dichiarato
a un quotidiano: «Con Vasco, con cui lavoro ancora così come il
Gallo e Cucchia, non ci sono più rapporti di tipo umano, con l’
ingigantirsi della sua aura di artista la nostra relazione è diventata
più professionale, nei periodi in cui si fanno le prove ci si rivede per
un mese di fila, ma poi. È un anno che non lo sento». Apriti cielo! Stamattina Vasco ha replicato con un post sulla sua pagina Facebook, che inizia così: «Caro
Solieri, ci conosciamo dal 77 quando, vestito con una giacca scozzese
da impiegato bancario, e gli occhiali da vista neri, ti incontrai per la
prima volta insieme a Sergio Silvestri… carissimo amico che era stato
in collegio con me, aveva suonato la chitarra con me, era stato due anni
a Londra e aveva assimilato lo spirito inglese della musica, oltre che
imparato l’inglese».
Va avanti per un po’ a ricostruire la storia, quindi, dopo un bel complimento, arrivano diverse stoccate: «Poi
ti sentii suonare la chitarra una sera al bar e rimasi stupefatto.
Suonavi esattamente come oggi. Ed è questo il punto caro Solieri. Da
quando abbiamo cominciato nel 78 non sei cambiato di una virgola. Non
sei cresciuto… non ti sei evoluto… non ti sei mai perfezionato e sei
rimasto nel tuo mondo di assoli molto spettacolari ma poco precisi… e
negli anni novanta sono arrivati quelli che non sbagliavano una nota…
quelli come Stef. Dovevi essere tu Stef secondo me. Ma tu non lo
ammettevi neanche. Ricordi le litigate per gli assoli da dividere e che
la dura e spietata legge del rock non ammette ed è molto chiara. Chi
suona meglio sta sul palco chi non tiene il passo e rimane indietro va a
casa… e non sono io che lo decido. È la storia!… e benvenuto nello
spietato e violento mondo del rock!
Poi sei sempre stato un fuoriclasse ma non sei diventato un
professionista. Tu suoni solo come vuoi o puoi tu. Infatti non hai mai
suonato con nessuno altro. Solo con me. E a un certo punto dopo aver
scherzato giocato fatto cazzate di tutti i tipi o diventi un
professionista o vai a casa. E io sono diventato un professionista. E ho
imparato studiato cercando di migliorare… ti ricordi come cantavo
nell’83… con te che suonavi a un volume altissimo, la batteria di Casini
nei capelli. Ho dovuto imparare a cantare senza sentirmi. Oggi se mi
sento troppo non mi trovo a mio agio.
Dici che ultimamente sembra sia incazzato con il mondo?… forse
non sto bene? Ma vai a farti fottere anche te insieme a tutti gli
altri.. Io incazzato lo sono stato sempre! Col mondo, con me e anche con
te!… E non sono mai stato bene. Io sto male! Mi meraviglio che non tu
l’abbia mai capito. Ma tu ascoltavi solo la tua chitarra e anche oggi in
ogni intervista dimentichi che hai potuto esprimere il tuo talento solo
grazie a me. Altrimenti dimmi con che gruppo avresti suonato? È ora che
vi ricordiate ragazzi che io ho cominciato a scrivere le canzoni. Io ho
cominciato ad andare davanti alla gente con la mia faccia e il mio
nome. Io ho cominciato a cantarle e voi eravate degli orchestrali e le
vostre prime timide musiche che io vi ho consigliato di fare sulle quali
io ho scritto le parole le ho fatte diventare vere le ho interpretate e
le ho cantate le avete cominciate a scrivere molti anni dopo e comunque
ho sempre fatto tutto io. Perché volevo che la musica di Vasco Rossi
fosse varia. Eravate tutti sostituibili anche se per me eravate i
migliori. L’unico insostituibile ero io. Questa è la realtà caro
Solieri. Potevo prendere anche Riky Portera Ti ricordi? Era lui il
chitarrista rock per eccellenza a quei tempi. Ti dirò di più da dieci
anni, da quando è morto Massimo, io e Guido ogni volta che dobbiamo
organizzare un tour e scegliere i musicisti ci dicevamo . ma Solieri. Lo
lasciamo a casa? A noi serve un chitarrista ritmico non un altro
solista rimasto negli anni ottanta. Poi alla fine per affetto per la
storia per i fans decidevamo ogni anno di prenderti.
Questa è la verità caro Solieri. Io ti voglio molto bene. Però te
l’ho detto. Se quando fai un’intervista sulla musica di Vasco Rossi sul
suo mondo che poi è il tuo, riesci a non nominarmi mai, non cominci col
dire che ringrazi il giorno che mi hai incontrato io che sono molto
stanco della tua arroganza e della tua io ti restituisco tutto con
questo mio documento che firmo e che pubblico.Dici che lavori ancora per
me ma i nostri rapporti sono solo professionali? Ma è sempre stato
così. Perché lo dici oggi come fosse strano? Non ci siamo mai
frequentati al di fuori del palco. Mai sentiti per mesi forse incontrati
in qualche locale ubriachi, ma mai visti per anni… solo durante i
concerti, sul palco, diventiamo fratelli compagni complici più che amici
un gruppo rock che suona e fa della musica».
Ecco i fatti, ognuno è libero di pensarla come gli pare. Io mi
astengo dal commentare, anche perché avendo scritto una biografia di
Ligabue ed essendo il coautore di Questa sera rock’n’roll,
l’autobiografia di Maurizio Solieri, sono fortemente a rischio di
anatemi. Ed essendoci già passato un annetto fa, so che alcuni fan non
ci vanno giù leggeri. «Ti auguro di morire di un cancro al cervello», mi scisse uno…
Allora, sempre per la serie i fatti separati dalle opinioni, concludo
con un pensierino che apparentemente non c’entra niente. In questi
giorni si è molto parlato di un certo Bruce Springsteen. Al suo fianco
da sempre c’è un chitarrista bravo ma non straordinario sotto l’aspetto
tecnico. Si chiama Little Steven… Ve lo immaginate il “Boss” che gli
spara addosso? Sarà un caso se a 62 anni suonati è riuscito a fare 10
ore e mezzo di musica da sballo in tre concerti?
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