Di ritorno dal Gods! Un paio di giorni per riprendermi dal tour de force (e riabbracciare i miei libri universitari... come farei senza!) solo per dire che non ci sono cazzi, il trono è ben lungi dall'essere spodestato. Ma procediamo con ordine.
La location di quest'anno era la fiera di Rho, più precisamente uno spiazzo all'aperto, tutto cementato, riempito da circa 8000 persone, la maggior parte delle quali sugli 'anta (senza trascurare qualche graziosa metallina più giovane, che ha catturato la mia attenzione più delle prime band che si esibivano) , alcune decisamente bizzarre, in piena crisi nostalgica dei "bei tempi" che furono. Non arrivo in tempo per sentire i primi a salire sul palco, tali
Baptized In Blood. Diciamo pure che la notte successiva ho dormito bene ugualmente. I secondi sono i
Cavalera Conspiracy, band dei fratelli Cavalera, già nei Sepultura. E giusto per capire di chi stiamo parlando, dopo pochi pezzi il fratello cantante saluta l'Italia a modo suo: " PORCODIOPORCAMADONNA" . L'unico pezzo che conoscevo, tra quelli proposti, era proprio un classico dei Sepultura, Roots Bloody Roots. Non sono un amante del genere, sono passato oltre. Ai
Duff McKagan's Loaded, per la precisione. Duff era l'ex bassista dei Guns'n'Roses nel loro periodo di maggior successo. Si è quindi presentato con l'intento di mietere vittime tra i fans del rock ottantiano, e la sua musica ricalcava, in modo molto annacquato, gli stilemi della sua ex band, di Poison, Skid Row, Motley Crue e del glam rock in generale. Pallosetti e banali, bocciati!
Gli
Epica invece proponevano una sorta di heavy sinfonico, con voce femminile, di quelle liriche impostate, intervallate dal growl maschile. Non li ho cagati per nulla, dato il mio disinteresse per loro.
Poi c'erano i
Cradle of Filth, che, a mio avviso, sono stati i peggiori della serata. Anche loro non mi hanno mai interessato, non li ascoltavo nemmeno quando erano di moda, benché meno oggi. Sinceramente, faccio fatica a capire come possano piacere a chicchessia. Il più irritante era il cantante, ammesso che si possa definire tale uno che sembrava la perfetta imitazione del cane del mio vicino di casa. Davvero, quando abbaiava incazzato era identico. Nonostante questo, devo dire che, da soli, sono valsi il prezzo del biglietto, perché mi hanno fatto sganasciare dalle risate: sembravano la parodia di un gruppo metal. Parti sinfoniche messe a cazzo, intervallate da latrati (tutti uguali!) del can... tante.
Per fortuna arriva il turno dei
Mr. Big, ed è un peccato vederli suonare alle 4 del pomeriggio, anche se era inevitabile, dato il peso di quelli che li seguivano. Erano in formissima, americani (leggi scenosi) più che mai, con tanto di mosse studiate per mandare in visibilio i fans. Paul Gilbert, mezzo sordo, indossava delle grandi cuffie che lo aiutavano a sentire meglio: signori, che chitarrista! Un rockettaro con la R maiuscola, non sbagliava una nota: pulito, preciso, tecnicissimo, in più faceva i cori, i soli con i denti e il trapano... un personaggio! Per non parlare di quell'altro al basso, Billy Sheehan, uno schizzato totale!
Escono tra gli applausi per fare posto agli
Europe, e l'attesa (mia) è tanta. Sarà anche per questo che rimango un po' deluso: li ho trovati così così, senza il giusto mordente, non certamente insufficienti ma nemmeno da lode, come era capitato l'ultima volta che li vidi, qualche anno fa. E poi, alzatele queste tastiere, su!
Finiti loro, tocca ai
Whitesnake, ed è la terza volta che li vedo. Sono carichi, partono a mille e Coverdale, da attore consumato qual è, riprende le solite allusioni sessuali, i gesti, gli sguardi, le movenze... un teatrino misero, per un sessantenne. Il gruppo ci dà dentro, Brian Tichy (il batterista) anche troppo, tenta mille volte il numero del lancio in aria delle bacchette, e le manca per il 90% delle volte. Ad un certo punto, nello sporgersi per riacchiapparle, piega un'asta di uno dei panoramici della batteria, e così il tecnico, mentre gli suonavano i piatti nelle orecchie, doveva stare lì a sistemare i casini. La scena più divertente è stata quando hanno mancato un passaggio di un medley e Coverdale glielo ha fatto rifare: se li mangiava con lo sguardo! Pessima la pausa truffa riempita dai soli di chitarra e batteria, eseguiti al solo scopo di far rifiatare il vecchio David. Ad ogni modo, promossi!
E giunge il tempo degli headliners, i
Judas Priest. Cosa dire di queste leggende viventi, se non che sono stati immensi? Ero là per loro, avevo sempre sperato di vederli, e posso dire solo una cosa: grandiosi. Sound pesante, chitarre affilate come rasoi, Scott Travis che martellava allegramente di doppia cassa, Halford che a sessant'anni (!!!) conferma di essere il Metal God. Cazzo, come ha cantato! Che voce, che carisma, che personalità! E poi: le luci, i laser, le fiamme, i video, il fumo, la moto! Uno spettacolo heavy metal in piena regola, dove la band ha riproposto tanti classici (ma non tutti, ci sarebbero volute almeno cinque ore di concerto!) e qualche pezzo meno noto, tutto in puro stile Judas. Che confermano la legittimità a stare sul trono, il trono dei più grandi.